La strada che si apre dopo il conventino ha un nome d’arte:_la strada degli innammorati, perché percorre le mura fino ai pressi della rocca, dove si consumò, forse, la tragedia di Paolo e Francesca. 

Ma superando la vegetazione che stringe il percorso, si viene subito avvolti dal rumore della autostrada che, se pure in lontananza, è ben percepibile. E’ un passaggio curioso: dal silenzio religioso al rumore della modernità. E in effetti, in mezzo alla vegetazione oggi molto fitta, tanto che occlude  la vista al paesaggio sottostante quando le chiome sono piene di foglie, si intravede l’autostrada e i nuovi centri abitati. 

Alla sua destra però permane l’ antica sensazione di fortificazione guardando la cosiddetta Rocchetta, costruita da Sigismondo Pandolfo Malatesta per rafforzare le mura di Gradara prima del temuto scontro con Francesco Sforza e per difendersi dall’uso delle sconosciute bombarde, che richiedevano  una parete scarpata.

La zona è conosciuta dagli abitanti più storici come la selva, visto che è sempre stato il polmone verde del borgo, che tutti hanno sempre cercato di preservare, anche questo con la richiesta di statuti specifici.